lunedì 19 maggio 2014

4 GIUGNO 2014 Chopin studio op.10 no.12 Xueshudan

   

Fryderyk Chopin

Biografia

Chopin nacque a Żelazowa Wola presso Sochaczew, a pochi chilometri da Varsavia, il 22 febbraio 1810 in una famiglia dedita alla musica (il padre suonava il flauto e il violino, la madre cantava accompagnandosi al piano che anche le sorelle suonavano).
Il padre, Mikołaj Chopin (1771-1844), era un musicista francese nato a Marainville-sur-Madon(PDF) con il nome di Nicolas Chopin ma, in seguito al definitivo trasferimento in Polonia, lo cambiò nella variante polacca(PDF); fu prima governante e dopo essersi trasferito da Żelazowa Wola a Varsavia insegnò lingua e letteratura francese in alcune scuole della capitale e amministrò infine un istituto per i figli degli aristocratici polacchi più illustri.



La madre, Tekia Justyna Krzyżanowska (1782-1861), era una pianista polacca. Fryderyk ebbe tre sorelle: Ludwika (1807-1855), Izabela (1811-1881) ed Emilia (1812-1827, morta molto giovane). Il suo primo insegnante privato fu un ceco, Wojciech Żywny (1756-1842). Fu lui a scoprire il grande talento musicale del suo allievo, e gli insegnò tutto ciò che sapeva.

Intorno ai 9-10 anni, Fryderyk cominciò a soffrire di una tosse insistente che lo accompagnò fino alla morte. L'interpretazione più accettata oggi è che questa tosse fosse espressione di una tubercolosi polmonare. Fra i fautori di questa interpretazione ci fu Jean Cruveilhier, patologo francese che assistette Chopin negli ultimi mesi di vita.
     
Chopin studio op.10 no.12 
Lo studio si presenta, fin dal principio, caratterizzato da un impetuoso scorrere della mano sinistra, che porta a creare un ambiente sonoro di forte pathos e drammaticità. Su questo violento incedere della mano sinistra, si inseriscono icastici e incisivi motti melodici della mano destra. L'accompagnamento della mano sinistra, nel suo costante moto, ascendente e discendente, risulta per tutto il brano omogeneo e unitario ed è frutto dell'unione di una serie di figurazioni diverse.
Nel finale, per Chopin, sorse il problema di come chiudere un brano da una così forte e inusitata spinta cinetica. Abbandonata, dunque, la tradizionale coda trionfalistica, si sostituisce ad essa la grande intuizione dell'autore: una verticale caduta verso il basso come filo di terra, per scaricare tutta l'energia accumulata nel corso del pezzo, poi la frantumazione improvvisa del discorso melodico e, infine, il crollo rovinoso attraverso un lancinante unisono a due mani e, per concludere, la risoluzione su quattro poderosi accordi nel registro più basso.
                 




Vladimir Horowitz plays Chopin Revolutionary Etude Op.10 No.12 in C Minor


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