lunedì 12 maggio 2014

6 GIUGNO 2014 Franz Schubert "Der Hirt auf dem Felsen" - Angelica Mele





 
BIOGRAFIA
Franz Schubert nacque a Vienna il 31 gennaio 1797 nella casa detta Zum roten Krebsen, ora al n. 54 della Nußdorfer Straße e allora al n. 72 del sobborgo del Himmelpfortgrund, nella zona nord-occidentale della città, e fu battezzato il giorno dopo nella parrocchia del distretto di Lichtental.
Suo padre, Franz Theodor Schubert (1763-1830), figlio di un contadino di Neudorf, in Moravia, aveva fatto i suoi studi a Vienna, e nel 1786 era diventato maestro nella scuola elementare situata al n. 12 del Himmelpfortgrund, ora Säulengasse 3, nel povero distretto di Lichtental, mentre la madre, Elisabeth Vietz (1757-1812), figlia di un fabbro di Zuckmantel, nella Slesia, prima del matrimonio aveva lavorato a Vienna come cuoca.



I suoi genitori si erano sposati il 17 gennaio 1785 e Franz era il dodicesimo di quattordici figli, dei quali solo cinque raggiunsero l'età adulta: Ignaz (1785-1844), Ferdinand (1794-1859), Karl (1795-1855), Franz e Maria Teresa (1801-1878). Nel 1813, un anno dopo la morte della moglie, Franz Theodor sposò Anna Kleyenböck (1783-1858), figlia di un fabbricante di seta, che aveva vent'anni meno di lui e gli diede altri cinque figli.
Franz Theodor univa alla sua forte devozione religiosa un altrettanto forte lealismo monarchico. Nel 1797 egli acquistò l'edificio scolastico della Säulengasse e vi si trasferì con la famiglia, finché nel 1818 fu nominato maestro della scuola del ricco distretto borghese di Rossau, dove insegnò assistito dai figli Ignaz e Franz. Nel 1829 fu ricompensato dalle autorità con la concessione della cittadinanza onoraria di Vienna e morì il 19 luglio 1830, poco prima di ricevere la medaglia d'oro al valor civile.
A quei tempi un maestro delle scuole austriache doveva conoscere la musica e così il piccolo Franz poté ricevere le sue prime lezioni dal padre e dal fratello maggiore Ignaz. A sette anni fu affidato al maestro del coro della parrocchia di Liechtental Michael Holzer (1772-1826), al quale Schubert dedicherà nel 1825 la sua Messa in do maggiore, che gli diede lezioni di contrappunto e gl'insegnò a cantare e a suonare l'organo.
Holzer ripeteva sovente di non aver mai avuto un simile allievo, ed era solito contemplarlo con le lacrime agli occhi dicendo: «In che posso essergli utile? Quando voglio insegnargli qualcosa, la sa già», mentre un giorno in cui Franz riuscì a elaborare un tema in modo eccezionale per la sua età, esclamò: «Ha l'armonia nel dito mignolo!».
Il 30 settembre 1808 Schubert superò l'esame per entrare come corista nella Cappella Reale e poté così frequentare il Reale Imperiale Convitto Civico. Qui studiò canto con Philipp Korner, violino con Ferdinand Hofmann e pianoforte con Wenzel Ruziczka, distinguendosi anche negli altri studi e nella condotta. Egli stesso considerava «piacevole» la vita che conduceva nel convitto, a parte il «modesto pranzo e una ben misera specie di cena».
Agli anni del convitto risalgono le sue prime composizioni. Nell'aprile del 1810 compose la Fantasia in sol maggiore per pianoforte a quattro mani D 1, un genere del quale Schubert sarebbe diventato «il compositore più fecondo e anche il più insigne». Appartengono a questo genere la Fantasia D 2e, del 1811, e la D 48, del 1813. La prima è interessante perché dimostra che Schubert aveva imparato il contrappunto senza dover aspettare le lezioni di Salieri, iniziate solo il 18 giugno 1812, mentre la seconda prende a modello l'andantino della Fantasia in do minore K 475 di Mozart. A dispetto della sua immaturità, la Fantasia D 48 sarà ripresa direttamente nella Wanderer-Fantasie e nella «superba» Fantasia in fa minore del 1828.





Quello del quartetto d'archi era l'esercizio preferito da Schubert e dai suoi compagni, oltre che dalla sua famiglia. Sono pervenuti tre quartetti composti nel 1812: il primo (D 18), è mal riuscito e immaturo, il secondo (D 32), in do maggiore, manca di un vero e proprio sviluppo, mentre il terzo (D 36) è un'imitazione del quartetto op. 76 n. 2 di Haydn, a parte la diversa tonalità e la mancanza del continuo ricorrere del tema principale, come avviene in Haydn.




Diversamente vanno le cose nel quarto quartetto che ci è pervenuto (D 46), iniziato il 3 marzo 1813 e terminato in quattro giorni. Il primo movimento ricorda il quartetto K 465 di Mozart, il secondo è nello stile di Haydn e il terzo «sventola fin troppo chiaramente la bandiera di Beethoven», ma il Finale, dove Schubert si dimentica dei suoi modelli, è un piccolo capolavoro. Il Quartetto per archi n. 6 in re maggiore D 74, scritto tra il 22 agosto e il 3 settembre 1813, presenta molti riferimenti a Mozart: nel primo movimento, ai quartetti K 575 e Hoffmeister, e all'ouverture del Flauto magico, nel secondo, all'Andante della Sinfonia-Praga. Il motivo di questo insistito ritorno a Mozart, un maestro del passato, è dovuto all'influsso di Salieri, suo nuovo insegnante al Convitto.
Per l'addio al Convitto Schubert compose la sua prima sinfonia (D 82), dedicata al direttore Innozenz Lang ed eseguita il 28 ottobre 1813. Anche quest'opera è scritta nello spirito mozartiano, o anche di Haydn, per quanto il primo tema ricordi l'ouverture del Prometeo e il Minuetto riporti allo scherzo della Seconda sinfonia di Beethoven. In essa «tutto è superficiale, musicale e festoso», come ci si aspetta da «un giovane ricco di doti misteriose, ma intimamente sano».
Il 23 settembre, per la festa del padre, fu eseguita una cantata per due tenori, un basso e una chitarra. Sempre al medesimo anno appartengono alcuni Canoni, composti prevalentemente su testi di Friedrich Schiller. Da segnalare anche tre Kyrie e molti Lieder, tra cui spiccano Thecla e Der Taucher. Alcune canzoni musicarono invece scritti metastasiani, mentre a suggello di un anno di intensa creatività compose anche cinque minuetti con trio per orchestra.
Nel 1814 intraprese l'attività di maestro di scuola, continuando a coltivare la produzione musicale: a quel periodo risalgono quattro singspiel, la Seconda e la Terza sinfonia, e quattordici lieder, tra cui Gretchen am Spinnrade (Margherita all'arcolaio).
Nello stesso anno compose una Messa per le celebrazioni del centenario della parrocchia natale di Lichtenthal. Fu in questo contesto che conobbe i Grob, commercianti in seta. La figlia Therese, dotata di una voce capace di notevoli modulazioni, eseguì la parte del soprano. Incominciò una relazione tra i due, ma la prospettiva matrimoniale naufragò a causa delle ristrettezze economiche in cui versava Schubert. Therese sposò il 21 novembre 1820 il panettiere Johann Bergmann, che versava in condizioni decisamente più agiate.

Dopo aver vissuto qualche tempo con l'amico Franz von Schober, Schubert divenne maestro di musica a Zelis, incarico presto abbandonato. Grazie agli aiuti di una ristretta cerchia di amici, come Johann Michael Vogl e Johann Mayrhofer, ed intellettuali estimatori delle sue opere, il musicista riuscì nonostante le ristrettezze economiche a vivere senza impiego stabile e a continuare a comporre.


Ai primi anni venti risalgono i primi lavori teatrali, come Die Zwillingbrüder (I gemelli), rappresentato nel 1820. In seguito a una donazione ricevuta nel 1826 dalla Società degli amici della musica, la produzione artistica si intensificò e Schubert completò il ciclo liederistico Die Winterreise (Viaggio d'inverno, 1827). Compose circa seicento capolavori tra cui i quattordici lieder denominati Schwanengesang (Il canto del cigno, 1828), il ciclo liederistico chiamato Die schöne Müllerin, la sinfonia Grande, in do maggiore (1828), il quintetto per archi in do maggiore, le sonate per pianoforte e la Fantasia in fa minore per pianoforte a quattro mani.


Una grave malattia venerea, la sifilide, già manifestatasi nel 1822, aveva da tempo minato il fisico del musicista, che non riuscì a resistere ad un attacco di febbre tifoide, contratta ad Eisenstadt durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn. Morì il 19 novembre 1828 a nemmeno 32 anni.

Lied der Hirt auf dem Felsen

Der Hirt auf dem Felsen” (D. 965), “Il pastore sulla roccia”, è uno tra i più belli, intensi e magici della storia della musica.
Franz Schubert l’ha composto nei suoi ultimi mesi di vita, nel 1828, per l’amica Pauline Anna Milder-Hauptmann, soprano. Frau Milder-Hauptmann desiderava un brano caratterizzato da una grande estensione, che le permettesse di sfoggiare in concerto le note più gravi e quelle più acute del suo registro, e da una varietà di ritmi e di colori, con la possibilità di esprimere diverse sfumature emotive.
La voce è accompagnata da clarinetto e pianoforte. Il Lied si suddivide in tre sezioni, dal tono molto diverso, ciascuna ispirata a una diversa poesia. La prima e la terza si rifanno a versi del poeta tedesco Wilhelm Müller (1794-1827), la seconda a versi di Karl August Varnhagen von Ense.
La prima sezione ha un ritmo dolce e contemplativo: il pastorello, solo, dall’alto delle cime, osserva le montagne e il fondovalle e canta, ascoltando l’eco che gli risponde. Nella seconda sezione l’atmosfera si fa più cupa e triste: il pastorello confessa il suo dolore per la solitudine e la nostalgia dell’amata. Ma nella terza sezione esplode la gioia per l’imminente arrivo della primavera, stagione di speranza e di vitalità.

Non deve sorprendere che l’io narrante sia un pastore e la cantante che lo interpreta una donna. I ruoli travesti sono tipici dell’opera del tempo e accadeva frequentemente che il ruolo di un giovinetto fosse affidato a un soprano (due esempi trasversali, Cherubino ne “Le nozze di Figaro” di Mozart e il paggio Oscar in “Un ballo in maschera” di Verdi).
Ecco il testo del Lied di Schubert e una splendida interpretazione, la più bella in assoluto, a mio parere, per la sua freschezza cristallina: quella del soprano olandese Elly Ameling.
DER HIRT AUF DEM FELSEN – Il pastore sulla roccia
Wenn auf dem höchsten Fels ich steh’,
in’s tiefe Tal hernieder seh’,
und singe.
Fern aus dem tiefen dunkeln Tal
schwingt sich empor der Widerhall
der Klüfte.
Je weiter meine Stimme dringt,
je heller sie mir wieder klingt
von unten.
Mein Liebchen wohnt so weit von mir,
drum sehn’ ich mich so heiß nach ihr
hinüber.
In tiefem Gram verzehr’ ich mich,
mir ist die Freude hin,
auf Erden mir die Hoffnung wich,
ich hier so einsam bin.
So sehnend klang im Wald das Lied,
so sehnend klang es durch die Nacht,
die Herzen es zum Himmel zieht
mit wunderbarer Macht.
Der Frühling will kommen,
der Frühling, meine Freud’,
nun mach’ ich mich fertig
zum Wandern bereit.
Je weiter meine Stimme dringt,
je heller sie mir wieder klingt.
Quando sto sulla rupe più alta,
guardo giù nella profondità della valle
e canto.
Lontano dall’oscura, profonda vallata
si alza l’eco
delle gole.
Ogni volta la mia voce arriva più lontano
e più chiara risuona tornando a me
dal basso.
Il mio amore vive tanto lontano da me,
perciò io la desidero così ardentemente,
di là.
Mi consumo nel più profondo dolore,
la mia gioia è fuggita,
la speranza sulla terra mi ha abbandonato,
io qui sono così solo.
Così anelante risuonava il canto nel bosco,
così anelante risuonava per tutta la notte;
solleva i cuori al cielo
con un potere miracoloso.
La primavera sta per arrivare,
la primavera, gioia mia!
Ora mi tengo pronto
per i vagabondaggi.
Ogni volta la mia voce arriva più lontano
e più chiara risuona tornando a me.
VIDEO












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