BIOGRAFIA
Franz
Schubert nacque a Vienna il 31 gennaio 1797
nella casa detta Zum roten Krebsen, ora al n. 54 della Nußdorfer Straße e
allora al n. 72 del sobborgo del Himmelpfortgrund, nella zona nord-occidentale
della città, e fu battezzato il giorno dopo nella parrocchia del distretto di
Lichtental.
Suo padre,
Franz Theodor Schubert (1763-1830), figlio di un contadino di
Neudorf, in Moravia, aveva fatto i suoi studi a Vienna, e nel
1786
era diventato maestro nella scuola elementare situata al n. 12 del
Himmelpfortgrund, ora Säulengasse 3, nel povero distretto di Lichtental, mentre
la madre, Elisabeth Vietz (1757-1812),
figlia di un fabbro di Zuckmantel, nella Slesia, prima del matrimonio aveva lavorato a Vienna come
cuoca.
I suoi genitori si erano sposati il 17 gennaio 1785 e Franz era il dodicesimo di quattordici figli, dei quali solo cinque raggiunsero l'età adulta: Ignaz (1785-1844), Ferdinand (1794-1859), Karl (1795-1855), Franz e Maria Teresa (1801-1878). Nel 1813, un anno dopo la morte della moglie, Franz Theodor sposò Anna Kleyenböck (1783-1858), figlia di un fabbricante di seta, che aveva vent'anni meno di lui e gli diede altri cinque figli.
Franz
Theodor univa alla sua forte devozione religiosa un altrettanto forte lealismo
monarchico. Nel 1797 egli acquistò l'edificio scolastico della
Säulengasse e vi si trasferì con la famiglia, finché nel 1818
fu nominato maestro della scuola del ricco distretto borghese di Rossau, dove
insegnò assistito dai figli Ignaz e Franz. Nel 1829
fu ricompensato dalle autorità con la concessione della cittadinanza onoraria
di Vienna e morì il 19 luglio 1830, poco prima di ricevere la
medaglia d'oro al valor civile.
A quei tempi
un maestro delle scuole austriache doveva conoscere la musica e così il piccolo
Franz poté ricevere le sue prime lezioni dal padre e dal fratello maggiore
Ignaz. A sette anni fu affidato al maestro del coro della parrocchia di
Liechtental Michael Holzer (1772-1826),
al quale Schubert dedicherà nel 1825 la sua Messa in do
maggiore, che gli diede lezioni di contrappunto e gl'insegnò a cantare e a suonare
l'organo.
Holzer
ripeteva sovente di non aver mai avuto un simile allievo, ed era solito
contemplarlo con le lacrime agli occhi dicendo: «In che posso essergli utile?
Quando voglio insegnargli qualcosa, la sa già», mentre un giorno in cui Franz
riuscì a elaborare un tema in modo eccezionale per la sua età, esclamò: «Ha
l'armonia nel dito mignolo!».
Il 30
settembre 1808 Schubert superò l'esame per entrare come
corista nella Cappella Reale e poté così frequentare il Reale Imperiale Convitto
Civico. Qui studiò canto con Philipp Korner, violino con Ferdinand Hofmann e
pianoforte con Wenzel Ruziczka, distinguendosi anche negli altri studi e nella
condotta. Egli stesso considerava «piacevole» la vita che conduceva nel
convitto, a parte il «modesto pranzo e una ben misera specie di cena».
Agli anni
del convitto risalgono le sue prime composizioni. Nell'aprile del 1810
compose la Fantasia in sol maggiore per pianoforte a quattro mani D 1,
un genere del quale Schubert sarebbe diventato «il compositore più fecondo e
anche il più insigne». Appartengono a questo genere la Fantasia
D 2e, del 1811, e la D 48, del 1813.
La prima è interessante perché dimostra che Schubert aveva imparato il
contrappunto senza dover aspettare le lezioni di Salieri, iniziate solo il 18 giugno 1812,
mentre la seconda prende a modello l'andantino della Fantasia in do
minore K 475 di Mozart. A dispetto della sua
immaturità, la Fantasia D 48 sarà ripresa direttamente nella Wanderer-Fantasie
e nella «superba» Fantasia in fa minore del 1828.
Quello del quartetto d'archi era l'esercizio preferito da Schubert e dai suoi compagni,
oltre che dalla sua famiglia. Sono pervenuti tre quartetti composti nel 1812:
il primo (D
18), è mal riuscito e immaturo, il secondo (D 32), in do maggiore, manca di un
vero e proprio sviluppo, mentre il terzo (D 36) è un'imitazione del quartetto
op. 76 n. 2 di Haydn, a parte
la diversa tonalità e la mancanza del continuo ricorrere del tema principale,
come avviene in Haydn.
Diversamente
vanno le cose nel quarto quartetto che ci è pervenuto (D 46), iniziato il 3
marzo 1813 e terminato in quattro giorni. Il primo
movimento ricorda il quartetto K 465 di Mozart, il secondo è nello stile di
Haydn e il terzo «sventola fin troppo chiaramente la bandiera di Beethoven», ma
il Finale, dove Schubert si dimentica dei suoi modelli, è un piccolo
capolavoro. Il Quartetto per archi n. 6 in re
maggiore D 74, scritto tra il 22 agosto e il 3 settembre 1813, presenta molti
riferimenti a Mozart: nel primo movimento, ai quartetti K 575 e Hoffmeister,
e all'ouverture del Flauto magico,
nel secondo, all'Andante della Sinfonia-Praga.
Il motivo di questo insistito ritorno a Mozart, un maestro del passato, è
dovuto all'influsso di Salieri, suo nuovo insegnante al Convitto.
Per l'addio
al Convitto Schubert compose la sua prima sinfonia
(D 82), dedicata al direttore Innozenz Lang ed eseguita il 28 ottobre 1813. Anche quest'opera è scritta nello
spirito mozartiano, o anche di Haydn, per quanto il primo tema ricordi
l'ouverture del Prometeo e il Minuetto riporti allo scherzo
della Seconda sinfonia
di Beethoven. In essa «tutto è superficiale, musicale e festoso», come ci si
aspetta da «un giovane ricco di doti misteriose, ma intimamente sano».
Il 23
settembre, per la festa del padre, fu eseguita una cantata per due tenori, un
basso e una chitarra. Sempre al medesimo anno appartengono alcuni Canoni,
composti prevalentemente su testi di Friedrich Schiller.
Da segnalare anche tre Kyrie e molti Lieder, tra cui spiccano Thecla
e Der Taucher. Alcune canzoni musicarono invece scritti metastasiani, mentre a suggello di un anno di
intensa creatività compose anche cinque minuetti con trio per orchestra.
Nel 1814
intraprese l'attività di maestro di scuola, continuando a coltivare la
produzione musicale: a quel periodo risalgono quattro singspiel, la Seconda e la Terza
sinfonia, e quattordici lieder, tra cui Gretchen am Spinnrade
(Margherita all'arcolaio).
Nello stesso
anno compose una Messa per le celebrazioni del centenario della parrocchia
natale di Lichtenthal. Fu in questo contesto che conobbe i Grob, commercianti
in seta. La figlia Therese,
dotata di una voce capace di notevoli modulazioni, eseguì la parte del soprano.
Incominciò una relazione tra i due, ma la prospettiva matrimoniale naufragò a
causa delle ristrettezze economiche in cui versava Schubert. Therese sposò il
21 novembre 1820 il panettiere Johann Bergmann, che versava
in condizioni decisamente più agiate.
Dopo aver
vissuto qualche tempo con l'amico Franz von Schober, Schubert divenne maestro di
musica a Zelis, incarico presto
abbandonato. Grazie agli aiuti di una ristretta cerchia di amici, come Johann Michael Vogl
e Johann
Mayrhofer, ed intellettuali estimatori delle sue opere, il musicista
riuscì nonostante le ristrettezze economiche a vivere senza impiego stabile e a
continuare a comporre.
Ai primi
anni venti risalgono i primi lavori teatrali, come Die Zwillingbrüder (I
gemelli), rappresentato nel 1820. In seguito a una donazione
ricevuta nel 1826 dalla Società degli amici della musica,
la produzione artistica si intensificò e Schubert completò il ciclo
liederistico Die Winterreise (Viaggio d'inverno, 1827).
Compose circa seicento capolavori tra cui i quattordici lieder
denominati Schwanengesang (Il canto del cigno, 1828),
il ciclo liederistico chiamato Die schöne Müllerin, la sinfonia Grande,
in do maggiore (1828),
il quintetto per archi in do maggiore, le sonate per pianoforte e la Fantasia
in fa minore per pianoforte a quattro mani.
Una grave
malattia venerea, la sifilide, già manifestatasi
nel 1822, aveva da tempo minato il fisico del
musicista, che non riuscì a resistere ad un attacco di febbre tifoide, contratta ad Eisenstadt durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn.
Morì il 19 novembre 1828 a nemmeno 32 anni.
Lied der Hirt auf dem Felsen
Der Hirt auf dem Felsen” (D. 965), “Il pastore sulla roccia”, è uno tra i più belli, intensi e magici della storia della musica.
La voce è accompagnata da clarinetto e
pianoforte. Il Lied si suddivide in tre sezioni, dal tono molto diverso,
ciascuna ispirata a una diversa poesia. La prima e la terza si rifanno a versi
del poeta tedesco Wilhelm Müller (1794-1827), la seconda a versi di Karl August
Varnhagen von Ense.
La prima sezione ha un ritmo dolce e contemplativo: il pastorello, solo, dall’alto delle cime, osserva le montagne e il fondovalle e canta, ascoltando l’eco che gli risponde. Nella seconda sezione l’atmosfera si fa più cupa e triste: il pastorello confessa il suo dolore per la solitudine e la nostalgia dell’amata. Ma nella terza sezione esplode la gioia per l’imminente arrivo della primavera, stagione di speranza e di vitalità.
Non deve sorprendere che l’io narrante sia un pastore e la cantante che lo interpreta una donna. I ruoli travesti sono tipici dell’opera del tempo e accadeva frequentemente che il ruolo di un giovinetto fosse affidato a un soprano (due esempi trasversali, Cherubino ne “Le nozze di Figaro” di Mozart e il paggio Oscar in “Un ballo in maschera” di Verdi).
La prima sezione ha un ritmo dolce e contemplativo: il pastorello, solo, dall’alto delle cime, osserva le montagne e il fondovalle e canta, ascoltando l’eco che gli risponde. Nella seconda sezione l’atmosfera si fa più cupa e triste: il pastorello confessa il suo dolore per la solitudine e la nostalgia dell’amata. Ma nella terza sezione esplode la gioia per l’imminente arrivo della primavera, stagione di speranza e di vitalità.
Non deve sorprendere che l’io narrante sia un pastore e la cantante che lo interpreta una donna. I ruoli travesti sono tipici dell’opera del tempo e accadeva frequentemente che il ruolo di un giovinetto fosse affidato a un soprano (due esempi trasversali, Cherubino ne “Le nozze di Figaro” di Mozart e il paggio Oscar in “Un ballo in maschera” di Verdi).
Ecco il testo del Lied di Schubert e una splendida
interpretazione, la più bella in assoluto, a mio parere, per la sua freschezza
cristallina: quella del soprano olandese Elly Ameling.
DER HIRT AUF DEM FELSEN – Il pastore sulla roccia
Wenn auf dem
höchsten Fels ich steh’,
in’s tiefe Tal hernieder seh’, und singe.
Fern aus dem tiefen dunkeln Tal
schwingt sich empor der Widerhall der Klüfte.
Je weiter meine Stimme dringt,
je heller sie mir wieder klingt von unten.
Mein Liebchen wohnt so weit von mir,
drum sehn’ ich mich so heiß nach ihr hinüber.
In tiefem Gram verzehr’ ich mich,
mir ist die Freude hin, auf Erden mir die Hoffnung wich, ich hier so einsam bin.
So sehnend klang im Wald das Lied,
so sehnend klang es durch die Nacht, die Herzen es zum Himmel zieht mit wunderbarer Macht.
Der Frühling will kommen,
der Frühling, meine Freud’, nun mach’ ich mich fertig zum Wandern bereit.
Je weiter meine Stimme dringt,
je heller sie mir wieder klingt. |
Quando sto sulla rupe più alta,
guardo giù nella profondità della valle e canto.
Lontano dall’oscura, profonda vallata
si alza l’eco delle gole.
Ogni volta la mia voce arriva più lontano
e più chiara risuona tornando a me dal basso.
Il mio amore vive tanto lontano da me,
perciò io la desidero così ardentemente, di là.
Mi consumo nel più profondo dolore,
la mia gioia è fuggita, la speranza sulla terra mi ha abbandonato, io qui sono così solo.
Così anelante risuonava il canto nel bosco,
così anelante risuonava per tutta la notte; solleva i cuori al cielo con un potere miracoloso.
La primavera sta per arrivare,
la primavera, gioia mia! Ora mi tengo pronto per i vagabondaggi.
Ogni volta la mia voce arriva più lontano
e più chiara risuona tornando a me. |
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