Take the A Train
Si tratta di uno Standard Jazz
composto da Billy Strayhorn nel 1938. Il suo titolo fa riferimento e si ispira
alla linea “A” della Metropolitana di New York, che in quel tempo portava da
Eastern Brooklyn fino ad Harlem ed alla parte settentrionale di Manhattan,
mettendo in comunicazione quelli che all'epoca erano i più popolosi quartieri
di colore, Bedford Stuyvesant e Harlem.
Strayhorn disse di aver scritto
anche un testo per il brano,ma questo fu registrato per la prima volta con
parole composte dai Delta Rhythm Boys. L'Orchestra di Duke Ellington usò invece
le parole create da Joya Sherrill, che a 17 anni (nel 1944) compose il testo
nella sua casa di Detroit ascoltando la canzone alla radio. Suo padre, un noto
attivista della comunità afroamericana di Detroit, organizzò un incontro con
Ellington, che (favorevolmente impressionato da Joya) la assunse come cantante
ed adottò il suo testo per Take the A Train. Nell'Orchestra, il cantante che
interpretò più spesso questo brano fu il trombettista Ray Nance, che aggiungeva
spesso numerosi Chorus in stile “Scat”, e che fu anche l'autore dell'assolo
nella prima registrazione.
Divenne il pezzo di punta di Duke
Ellington e spesso era il primo brano eseguito da Ella Fitzgerald nei suoi
concerti.
Sull'Album di Ellington del 1962
con John Coltrane, fu eseguita una composizione che riprendeva il titolo di
questo Standard, “Take The Coltrane”, un gioco di parole scherzoso sul titolo
del brano e il soprannome di Coltrane, “Trane” appunto !
Il film
“Take
the A Train” è stata la colonna sonora di un celebre film del 1987 di Woody
Allen: “Radio Days”. In questa pellicola il regista ritrae con la lente rosa
della nostalgia gli Anni d'Oro della Radio, i fatidici anni '30. Era il tempo
in cui la Televisione non esisteva ancora e il mezzo Radiofonico faceva
discutere e sognare: voci, suoni, musiche, univano un mondo ormai lontano. A
presentarcelo, la voce fuori campo di Allen (che nel film non compare
fisicamente), attraverso i ricordi dell'infanzia e con un pizzico di sottile
umorismo, tanto caro al regista newyorkese.
Pellicola autobiografica, Radio Days viaggia su due binari: il primo rievoca momenti di vita familiare di Allen, il
secondo ripercorre gli anni magici della radio attraverso divi e generi allora in
voga. Si va dall'invasione aliena suscitata da una nota trasmissione di Orson
Welles agli sceneggiati d’avventura, dall’annuncio del bombardamento di Pearl
Harbor alla tragedia di una bambina caduta in un pozzo seguita in diretta,
dallo sport alla musica. Joe (il giovane Allen impersonato da Seth Green), figlio
di una famiglia ebrea che vive a Rockaway Beach, nella zona residenziale di
Queens, sogna ad occhi aperti ascoltando un programma radiofonico incentrato
sulla storia di un surreale personaggio:“Il vendicatore mascherato”. A lui si uniscono gli altri componenti
della famiglia che tra canzoni e letture di romanzi abbandonano la realtà per
riapprodarvi Sono 97 i personaggi parlanti nel film ma l’autore punta
l’attenzione su zia Bea (Dianne Wiest), alla disperata ricerca di un marito e,
fuori dal contesto familiare, Sally White una sigaraia nonché aspirante stella
della radio (Mia Farrow). Una ragazza che prima tenta di sfondare come cantante
e poi, concendendosi a uomini importanti, finisce col cantare in uno spot per
lassativo. Storie, personaggi, brani musicali (ben 93 presenti nella pellicola)
che attraversano il periodo che va dagli anni ’30 alla notte del Capodanno
1944. Un momento in cui il mondo stava per cambiare, la guerra stava per finire
e così anche la vecchia radio con i suoi divi. Radio Days si chiude con la
strepitosa performance di Diane Keaton, che canta "You' d Be So Nice to
Come Home to" di Cole Porter, mentre altri divi sono riuniti sul tetto di
un grattacielo di Times Square per salutare gli anni d’oro della Radio.
La musica
Testo
You
must take the A Train
To go
to Sugar Hill way up in Harlem
If you miss the A Train
You'll
find you've missed the quickest way to Harlem
Hurry, get on, now, it's coming
Listen
to those rails a-thrumming (All Aboard!)
Get on the A Train
Soon
you will be on Sugar Hill in Harlem
La canzone attualmente è
annoverata tra gli Standards Jazz più famosi ed eseguiti. E' anche contenuta
nella raccolta ufficiale degli Standards Jazz, il Real Book.
Con una struttura accordale
reminiscente della canzone “Exactly like You”, questo standard combina lo Swing
propulsivo degli anni Quaranta con la sofisticazione di Duke Ellington: il
testo allude all'élite di colore che al tempo abitava Sugar Hill ad Harlem. La
forma è quella consueta AABA, ed ogni sezione è un distico: un primo tema
melodico esposto (A) seguito dalla sua ripetizione (A'), poi nella parte
centrale un secondo tema (B) seguito per concludere dalla riproposta del primo
tema (A).
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