lunedì 26 maggio 2014

23 Maggio 2014 - Passacaglia e Thema Fugatum BWV 582 - Adele Cacciatore


PASSACAGLIA E THEMA FUGATUM BWV 582
di J. S. Bach


Johann Sebastian Bach in un ritratto
del 1748 di 
Elias Gottlob Haussmann.
La Passacaglia è una forma di danza in tempo ternario e di andamento moderato. L’origine del nome deriva dallo spagnolo “pasar una calle” (andare per strada in modo processionale). Si tratta di un insieme di variazioni strumentali basate su un breve tema armonico o su un basso ostinato. Essa è molto affine alla Ciaccona e la distinzione tra le due forme non è ben definita e dipende dalla collocazione del tema nelle varie voci. I primi esempi di Passacaglia risalgono ai primi anni del Seicento e successivamente grande ne fu l’impiego da parte di numerosi compositori nelle più varie formazioni strumentali.
La Passacaglia e Thema fugatum per organo (o cembalo con pedaliera) di Bach si pone al vertice di quanto fino ad allora realizzato. Esempi notevoli in campo organistico erano stati offerti da Buxtehude e Pachelbel. Quella di Bach è una gigantesca costruzione di 292 battute, autentico “tour de force” nel quale il compositore sembra essersi posto l’obiettivo di conciliare il più grande rigore nella continua ripetizione di un motivo ostinato, con la più grande fantasia nell’arte della variazione. Il tutto con un’unità di concezione e un’intensità espressiva che trova pochi riscontri nell’intera produzione organistica bachiana. Non è possibile stabilire con esattezza la data di composizione dell’opera e la sparizione della copia autografa non è certo di aiuto. Si pensa tuttavia che risalga agli ultimi anni di permanenza di Bach a Weimar, intorno al 1717. Un’opera giovanile dunque, se questa parola può avere un senso nel caso di Bach in rapporto alla maturità.


Il tema dell’opera pare derivi da un breve brano organistico del compositore André
Bach Passacaglia and Fugue in C Minor BWV 582
Raison, un “Christe – Trio en passacaille” contenuto nel suo Livre d’orgue del 1688. Il tema di Raison si compone però di quattro battute che Bach completò portandolo a otto, contravvenendo così all’uso corrente per questa forma musicale.
L’esposizione di questo bellissimo tema avviene nel basso col solo pedale, creando subito un clima solenne e serioso, accentuato dal carattere intenso e patetico delle prime variazioni. Fino alla decima variazione esso rimane confinato nel basso, ma nelle successive passa al soprano e al contralto. La sua integrità viene anche frammentata con elegantissimi arpeggi che suggeriscono il tema all’estremità bassa ed acuta della loro estensione. Verso la conclusione esso ritorna nel basso in un impressionante addensarsi del tessuto polifonico che riafferma perentoriamente la tonalità di do minore.



Il “Thema fugatum” che segue immediatamente, non costituisce una Fuga a sè stante, ma non è altro che la ventunesima e più estesa variazione della Passacaglia. Questa volta Bach utilizza solo la prima metà del tema, sovrapponendogli un controsoggetto ritmico che ravviva considerevolmente l’intero svolgimento della composizione. Il discorso polifonico si fa sempre più serrato, finchè la tensione accumulata raggiunge il suo apice in un potente accordo di “sesta napoletana” seguito da una pausa improvvisa. La perorazione finale in stile toccatistico conduce alla conclusione su un luminoso accordo di do maggiore.


Per quanto riguarda l’interpretazione organistica della Passacaglia, si è assistito nel tempo a due diverse scuole di pensiero. La prima, di concezione più romantica, prevedeva una sorta di crescendo progressivo partendo dal pianissimo iniziale fino a giungere alle piene sonorità dell’organo, evidenziando con timbri diversi le singole variazioni. La seconda, più attuale, la presenta “in organo pieno” dall’inizio alla fine, accentuando in tal modo la solennità e la compattezza dell’opera. Tale soluzione presuppone però la disponibilità di uno strumento che possa assicurare la necessaria chiarezza e trasparenza del discorso polifonico complessivo. 
Della Passacaglia esiste anche una pregevole trascrizione per grande orchestra del nostro Ottorino Respighi (1879-1936) raffinato autore di Poemi sinfonici, e in tale veste sontuosa anche l’opera bachiana assume una dimensione grandiosa d’impronta tardoromantica.


Sulla base di tale trascrizione, Roland Petit e Jean Cocteau hanno creato un’interpretazione coreografica col balletto “Le jeune homme et la Mort” (Il giovane e la morte). 

BUON ASCOLTO!

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