sabato 7 giugno 2014

7 Giugno W.A.Mozart Le nozze di figaro- Gatto Gregorio

Wolfgang Amadeus Mozart


Wolfgang Amadeus Mozart, nome di battesimo Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756  Vienna, 5 dicembre 1791), è stato un compositore, pianista, organista e violinista austriaco, a cui è universalmente riconosciuta la creazione di opere musicali di straordinario valore artistico.

Mozart è annoverato tra i più grandi geni della storia della musica, dotato di raro e precoce talento[3].
Iniziò a comporre prima di aver compiuto i sei anni (la sua prima composizione, un minuetto per clavicembalo, risale al gennaio 1762[4]), e morì all'età di trentacinque anni, lasciando pagine indimenticabili di musica. È stato definito dal Grove Dictionary come "il compositore più universale nella storia della musica occidentale"[5]: la sua produzione comprende musica sinfonica, sacra, da camera e opere di vario genere.
Fu il primo, fra i musicisti più importanti, a svincolarsi dalla servitù feudale e a intraprendere una carriera come libero professionista[2].
La musica di Mozart è considerata la "musica classica" per eccellenza, egli è infatti il principale esponente del classicismo settecentesco, i cui canoni principali erano l'armonia, l'eleganza, la calma imperturbabile e l'olimpica serenità.

Il nome

I nomi assegnati al piccolo Mozart furono:
·         Joannes Chrysostomus, perché il bambino nacque il 27 gennaio, giorno di san Giovanni Crisostomo[6][7].
·         Wolfgangus (letteralmente: «camminare come un lupo»)[8], nome del nonno materno, Wolfgang Nikolaus Pertl (1667 -1724)[9].
·         Theophilus, nome del padrino, Johann Theophilus Pergmayr, commerciante e consigliere civico.
Il padre Leopold chiamava familiarmente suo figlio Wolferl[10]. Il nome Amadeus è la traduzione latina del greco Theophilus, cioè «colui che ama Dio» o anche «colui che è amato da Dio»,[11]; successivamente (dal 1771) fu chiamato anche Amadè. Nei primi anni il padre usò inoltre, in alcune lettere, la versione tedesca del nome, ossia Gottlieb.[12] Sembra che Mozart patisse una certa insofferenza per la desinenza '-us' apposta alla fine dei suoi nomi, tanto che a volte si firmava con enfasi scherzosa: Wolfgangus Amadeus Mozartus[13].

La vita

La nascita e la famiglia

Wolfgang Amadeus Mozart nacque al numero 9 di Getreidegasse a Salisburgo,[14] capitale dell'arcivescovato di Salisburgo, all'epoca territorio sovrano appartenente al Sacro Romano Impero nel Circolo Bavarese. Wolfgang fu battezzato il giorno dopo la sua nascita presso lacattedrale di San Ruperto.
La notizia della nascita di Wolfgang venne data dal padre Leopold in una lettera del 9 febbraio 1756 a un amico di Augusta, Johann Jakob Lotter:
« Ti informo che il 27 gennaio, alle otto della sera, la mia cara moglie ha dato felicemente alla luce un bambino. Si era dovuta rimuovere la placenta e perciò ella era estremamente debole. Ora invece, grazie a Dio, sia il bimbo che la madre stanno bene. Il bambino si chiama Joannes Chrysostomus, Wolfgang, Gottlieb.[15] »
I genitori di Wolfgang avevano quasi la stessa età (la madre differiva dal marito di un solo anno) ed erano personaggi attivi dell'epoca: il padre Leopold, compositore e insegnante di musica[16], ricopriva l'incarico di vice Kapellmeister[17] presso la corte dell'arcivescovo Anton von Firmian; la madre Anna Maria Pertl[18] (1720- 1778) era figlia di un prefetto.
Dei sette figli di Leopold e Anna Maria, Wolfgang a parte, l'unica non morta durante l'infanzia era la sorella maggiore Maria Anna (1751–1829),[19] detta Nannerl o Nannette.[20]

Genio precoce (1756-1769)

Il bambino dimostrò un talento per la musica tanto precoce quanto straordinario, un vero e proprio bambino prodigio: a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi, a cinque componeva. Esistono vari aneddoti riguardanti la sua memoria prodigiosa, la composizione di un concerto all'età di cinque anni, la sua gentilezza e sensibilità, la sua paura per il suono della tromba. Inoltre aveva la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni (il cosiddetto orecchio assoluto).
Leopold definiva suo figlio come "il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo" ed è ragionevole ritenere che il grandissimo talento mostrato dal piccolo Amadeus abbia motivato nel padre una responsabilità molto grande, oltre quella di un semplice genitore o insegnante. Contrariamente a quanto riportato da alcuni, tra cui la figlia Nannerl, Leopold continuò a svolgere con cura i suoi servizi a corte, ma dedicò grandissima energia, molto tempo e denaro nell'educazione musicale dei figli, anche con diversi viaggi in Europa che oltre a segnarlo fisicamente hanno probabilmente arrestato l'avanzamento della sua carriera professionale a corte[24].
Quando non aveva neppure cinque anni, il padre portò Amadeus e la sorella, pure assai dotata, a Monaco, affinché suonassero per la corte del Principe elettore bavarese Massimiliano III; alcuni mesi dopo, andarono a Vienna, dove furono presentati alla corte imperiale e in varie case nobiliari.
Verso la metà del 1763 egli ottenne il permesso di assentarsi dal suo posto di vice Kapellmeister presso la corte del principe vescovo di Salisburgo.
Tutta la famiglia intraprese così un lungo viaggio nel continente, che durò più di tre anni. Toccarono quelli che erano i principali centri musicali dell'Europa occidentale: Monaco, Augusta, Stoccarda, Mannheim, Magonza, Francoforte, Bruxellese Parigi (dove soggiornarono il primo inverno), poi Londra (dove rimasero per ben quindici mesi), quindi di ritorno attraverso L'Aja, Amsterdam, Parigi, Lione, la Svizzera e infine arrivando a Salisburgo nel novembre 1766.

Mozart suonò nella maggior parte di queste città, da solo o con la sorella, ora presso una corte, ora in pubblico, ora in una chiesa. Le lettere che Leopold scrisse ad amici di Salisburgo raccontano l'universale ammirazione riscossa dai prodigi di suo figlio.
A Parigi incontrarono molti compositori tedeschi e qui furono pubblicate le prime composizioni di Mozart (sonate per clavicembalo e violino, dedicate a una principessa reale; cfr. KV 6-9).
A Londra conobbero, tra gli altri, Johann Christian Bach, il figlio più giovane diJohann Sebastian e una delle figure di primo piano della vita musicale londinese: sotto la sua influenza, Mozart compose le sue prime sinfonie (n. 1, n. 4 e K 19a). Seguì un'altra sinfonia durante il soggiorno a L'Aja, nel viaggio di ritorno (Sinfonia n. 5).
Dopo poco più di nove mesi trascorsi a Salisburgo, i Mozart partirono per Vienna nel settembre 1767, dove restarono per quindici mesi, escluso un intervallo di dieci settimane trascorse a Brno (Brünn) e Olomuc (Olmütz) durante un'epidemia divaiolo. Durante questo periodo Mozart compose un dramma in latino, Apollo et Hyacinthus (rappresentato in seguito per la prima volta all'Università di Salisburgo) e un Singspiel tedesco in un atto, Bastien und Bastienne (K 50), che fu rappresentato privatamente. Maggiori speranze furono riposte nella prospettiva di vedere rappresentata nel teatro di corte un'opera buffa italiana, La finta semplice (K 51), che tuttavia vennero deluse, con grande indignazione di Leopold.
Una grande messa solenne (probabilmente la Messa solenne in Do minore "Weisenhausmesse", K 139) fu invece eseguita alla presenza della corte imperiale in occasione della consacrazione della chiesa dell'Orfanotrofio. La finta semplice venne rappresentata l'anno seguente, 1769, nel palazzo dell'arcivescovo a Salisburgo. In ottobre Mozart fu nominato Konzertmeister onorario presso la corte salisburghese.

Appena tredicenne, Mozart aveva acquisito una notevole familiarità con il linguaggio musicale del suo tempo. Le prime sonate di Parigi e Londra, i cui autografi includono l'ausilio della mano di Leopold, mostrano un piacere ancora infantile nel modellare le note e la tessitura musicale. Le sinfonie di Londra e de L'Aja attestano la rapida e originale acquisizione da parte di Mozart della musica che aveva incontrato. Analoghe dimostrazioni provengono dalle sinfonie composte a Vienna(come la Sinfonia n.6 e, specialmente, n. 8), caratterizzate da una tessitura più ricca e da uno sviluppo più approfondito. La sua prima opera italiana, poi, mostra un veloce apprendimento delle tecniche dello stile buffo.

Le nozze di Figaro
Le Nozze di Figaro, ossia la folle giornata (K 492) è un'opera lirica diWolfgang Amadeus Mozart. È la prima delle tre opere italiane scritte dal compositore salisburghese su libretto di Lorenzo Da Ponte.
Musicato da Mozart all'età di ventinove anni, il testo dapontiano fu tratto dalla commedia Le mariage de Figaro di Beaumarchais (autore dellatrilogia di Figaro: Il barbiere di Siviglia, Le nozze di Figaro e La madre colpevole).


La trama 

Primo atto

Il mattino del giorno delle proprie nozze, Figaro e Susanna sono nella stanza che il Conte ha destinato loro. Figaro misura la stanza mentre Susanna si prova il cappello che ha preparato per le nozze."è una bella canzone che richiama i gusti soavi e la brezza del poeta" così dice la parte centrale dell' opera in cui Figaro si compiace della generosità del Conte, ma Susanna insinua che quella generosità non è disinteressata: il Conte vuol rivendicare lo ius primae noctis , che egli stesso aveva abolito. Le brame del Conte sono favorite da Don Basilio, maestro di musica. Figaro si irrita e trama una vendetta. Anche la non più giovane Marcellina è intenzionata a mandare all'aria i progetti di matrimonio di Figaro e reclama, con l'aiuto di Don Bartolo, il diritto a sposare Figaro in virtù di un prestito concessogli in passato e mai restituito. Don Bartolo, del resto, gode all'idea di potersi vendicare dell'ex "barbiere di Siviglia", che aveva aiutato il Conte a sottrargli Rosina, l'attuale Contessa. Entra il paggio Cherubino per chiedere a Susanna di intercedere in suo favore presso la Contessa: il giorno prima il Conte, trovandolo solo con Barbarina (figlia dodicenne del giardiniere Antonio), si è insospettito e lo ha cacciato dal palazzo. L'arrivo improvviso del Conte lo costringe a nascondersi e ad assistere suo malgrado alle proposte galanti che il Conte rivolge alla cameriera. Ma anche il Conte deve nascondersi a Don Basilio, che rivela a Susanna le attenzioni rivolte dal paggio alla Contessa. Spinto dalla gelosia, il Conte esce dal nascondiglio, poi, scoprendo a sua volta il paggio, monta su tutte le furie. Entrano i contadini che ringraziano il Conte per aver abolito il famigerato ius primae noctis.
Il Conte, con un pretesto, rimanda il giorno delle nozze e ordina la partenza immediata di Cherubino per Siviglia dove dovrà arruolarsi come ufficiale del suo reggimento. Figaro si prende gioco del paggio con una delle arie più celebri dell'opera, "
Non più andrai, farfallone amoroso".

Secondo atto

Susanna rivela all'addolorata Contessa le pretese del Conte. Entra Figaro ed espone il suo piano di battaglia: ha fatto pervenire al Conte un biglietto anonimo dove si afferma che la Contessa ha dato un appuntamento a un ammiratore per quella sera. Quindi suggerisce a Susanna di fingere di accettare l'incontro col Conte: Cherubino (che non è ancora partito) andrà al posto di lei vestito da donna, così la Contessa smaschererà il marito, cogliendolo in fallo. Tuttavia, mentre il travestimento del paggio è ancora in corso, il Conte sopraggiunge e, insospettito dai rumori provenienti dalla stanza attigua (dove la Contessa ha rinchiuso Cherubino), decide di forzare la porta. Ma Cherubino riesce a fuggire saltando dalla finestra e Susanna ne prende il posto.
Quando dal guardaroba esce Susanna invece di Cherubino, il Conte è costretto a chiedere perdono alla moglie. Entra Figaro che spera di poter finalmente affrettare la cerimonia nuziale.
Irrompe però il giardiniere Antonio che afferma di aver visto qualcuno saltare dalla finestra della camera della Contessa. Figaro cerca di parare il colpo sostenendo di essere stato lui a saltare. Ma ecco arrivare con Don Bartolo anche Marcellina che reclama i suoi diritti: possiede ormai tutti i documenti necessari per costringere Figaro a sposarla.

Terzo atto

Mentre il Conte si trova nella sua stanza pensoso, la Contessa spinge Susanna a concedere un appuntamento galante al Conte, il quale però si accorge dell'inganno e promette di vendicarsi.
Il giudice Don Curzio entra con le parti contendenti e dispone che Figaro debba restituire il suo debito e sposare Marcellina, ma da un segno che Figaro porta sul braccio si scopre ch'egli è il frutto di una vecchia relazione tra Marcellina e Don Bartolo, i quali sono quindi i suoi genitori .
Marcellina è lietissima di aver ritrovato il figliolo, ma in quel mentre sopraggiunge Susanna con la somma necessaria a riscattare Figaro liberandolo dall'obbligo di sposare Marcellina: vedendoli abbracciati Susanna dapprima s'infuria, poi, compresa la felice situazione, si unisce alla gioia di Figaro e dei due più anziani amanti.
Marcellina acconsente alla tardiva proposta di matrimonio dallo stesso Don Bartolo e condona il debito come regalo a Figaro per le nozze con Susanna, Don Bartolo porge invece una somma di denaro; il Conte invece monta su tutte le furie.
La Contessa intanto, determinata a riconquistare il marito, detta a Susanna un bigliettino, sigillato da una spilla, per l'appuntamento notturno, da far avere al Conte. Modificando il piano di Figaro, e agendo a sua insaputa, le due donne decidono che sarà la stessa Contessa e non Cherubino a incontrare il Conte al posto di Susanna.
Mentre alcune giovani contadine recano ghirlande per la Contessa, Susanna consegna il biglietto galante al Conte che si punge il dito con la spilla. Figaro è divertito: non ha visto, infatti, chi ha dato il bigliettino al Conte. Poi si festeggiano due coppie di sposi: oltre a Susanna e Figaro, anche Marcellina e Don Bartolo.

Quarto atto

È ormai notte e nell'oscurità del parco del castello Barbarina sta cercando la spilla che il Conte le ha detto di restituire a Susanna, e la fanciulla ha perduta. Figaro capisce che il biglietto ricevuto dal Conte gli era stato consegnato dalla sua promessa sposa e credendo ad una nuova trama, si nasconde con un piccolo gruppo di persone da usare come testimoni del tradimento di Susanna, che ha udito non vista le rampogne di Figaro, si sente offesa dalla sua mancanza di fiducia e decide di farlo stare sulle spine. Entra allora Cherubino e, vista Susanna, (che è in realtà la Contessa travestita) decide di importunarla; nello stesso momento giunge il Conte il quale, dopo aver scacciato il Paggio, si mette a corteggiare quella che crede essere la sua amante.
Fingendo di veder arrivare qualcuno, la Contessa travestita da Susanna fugge nel bosco mentre il Conte va a vedere cosa succede; nel contempo Figaro, che stava spiando gli amanti, rimane solo e viene raggiunto da Susanna travestita da Contessa. I due si mettono a parlare, ma Susanna, durante la conversazione, dimentica di falsare la propria voce e Figaro la riconosce. Per punire la sua promessa sposa, questi non le comunica la cosa ma rende le proprie
 avances alla Contessamolto esplicite. In un turbinio di colpi di scena, alla fine Figaro chiede scusa a Susanna per aver dubitato della sua fedeltà, mentre il Conte, arrivato per la seconda volta, scorge Figaro corteggiare quella che crede essere sua moglie; interviene a questo punto la vera Contessa che, con Susanna, chiarisce l'inganno davanti ad un Conte profondamente allibito. Allora questi implora con sincerità il perdono della Contessa e le nozze tra Figaro e Susanna si possono finalmente celebrare; la "folle giornata" si chiude così in modo festoso.


Librettista delle "Nozze di Figaro"

Lorenzo Da Ponte

Biografia

Nato Emanuele Conegliano da una famiglia ebraica che viveva in un ghetto (allora a Ceneda fioriva una comunità israelitica), figlio di Geremia (poi Gaspare), conciatore di pelli, e di Rachele (Ghella) Pincherle, aveva due fratelli minori, Baruch (poi Girolamo, 1752-1783) e Anania (poi Luigi 1754-1781). Il 29 giugno 1763 il padre, rimasto vedovo e desideroso di sposare una giovane cristiana, la diciassettenne Orsola Pasqua Paietta, fece convertire tutta la famiglia: la cerimonia fu officiata dal vescovo di Ceneda Lorenzo Da Ponte, che secondo l'usanza diede alla famiglia il proprio cognome e ad Emanuele anche il nome. Grazie all'interessamento dello stesso vescovo, i tre fratelli studiarono presso il seminario di Ceneda. Dopo la morte del prelato (1768), Lorenzo passò al seminario di Portogruaro, dove prima prese gli ordini minori(1770) e successivamente fu nominato prete (27 marzo 1773). In questo periodo cominciò a scrivere poesie in latino e italiano, tra cui un'ode al vino, il Ditirambo sopra gli odori.[1]
Subito dopo si trasferì a Venezia, dove si mantenne impartendo lezioni di letteratura (latina, italiana e francese). Pur essendo prete nella chiesa di San Luca, dimostrò un carattere libertino e condusse una vita spregiudicata; si prese un'amante da cui ebbe due figli. Nel 1779 fu sottoposto a un processo dove venne accusato di "pubblico concubinaggio" e "sequestro di una donna rispettabile"; venne anche accusato di aver vissuto in un bordello dove avrebbe anche organizzato i trattenimenti. Considerato colpevole, il 17 dicembre 1779 venne bandito per quindici anni dalla Repubblica di Venezia.[2]
Riparato a Gorizia, allora austriaca, si guadagnò da vivere come scrittore, appoggiandosi agli ambienti nobiliari e culturalidella città. Nel 1781 venne chiamato a Dresda da Caterino Mazzolà, "poeta della corte" sassone, che più tardi lavorerà allaClemenza di Tito e che lo inizia alla sua nuova attività.
Giunto a Vienna nel 1781, per interessamento di Antonio Salieri diventa poeta di corte dell'imperatore Giuseppe II. Va ricordato che in quegli anni era quasi d'obbligo che le opere avessero il libretto in italiano. Da Ponte scrisse per vari musicisti libretti che ottennero grande successo, ma tre sono i libretti che gli diedero l'immortalità, quelli scritti per Mozart: Le nozze di Figaro (1786) dalla commedia di Beaumarchais, Don Giovanni (1787) (al libretto diede qualche contributo anche Giacomo Casanova) e Così fan tutte (1790). Dopo la morte di Giuseppe II nel 1790, Da Ponte cade in disgrazia presso la corte e nel 1791 si deve allontanare da Vienna.
Si dirige inizialmente a Praga (dove ritrova Giacomo Casanova) e poi a Dresda. Dall'autunno 1792 al 1805 vive a Londra dove scrive libretti per una compagnia operistica italiana e fa per dieci stagioni (1794-1804) l'impresario del King's Theatre allestendo 28 prime; si sposa con Nancy Grahl, di vent'anni più giovane. L'attività di impresario si risolve in un disastro finanziario, che Da Ponte addebiterà nelle sue memorie al suo compagno di affari Taylor. In ogni caso il precipitare degli eventi lo induce a lasciare il paese per trasferirsi negli Stati Uniti, seguito in breve dalla famiglia.
Inizialmente si stabilisce a New York, per trasferirsi poi a Filadelfia (dove fa l'insegnante di lingua e il negoziante) e, infine e definitivamente, a New York. Qui apre una libreria e si dedica all'insegnamento della lingua e della letteratura italiana, fino a divenire nel 1825 il primo professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi Columbia University), che ha sede a Manhattan. Dopo il fiorentino Carlo Bellini, dal1779 al 1803 professore di Lingue moderne al College of William and Mary in Virginia,[3] Da Ponte fu il secondo intellettuale italiano in assoluto ad insegnare in una università americana.
Sempre nel 1825 Da Ponte organizza la prima americana del Don Giovanni al Park Theatre di New York[4] e da quel momento cerca, ma con scarso successo, di promuovere la costituzione di un primo teatro operistico, promuovendo anche una tournée della nipote Giulia Da Ponte durante la quale vengono per la prima volta proposte negli Stati Uniti le musiche diGioachino Rossini. A questo scopo, invita altri musicisti italiani, tra cui Piero Maroncelli, celebre anche come patriota, che, in esilio proprio per le sue idee, accetta il trasferimento, con la moglie Amalia Schneider.
Dal 1823 al 1827 pubblica le sue Memorie in 3 volumi; una loro stesura definitiva viene redatta dal 1829 al 1830. Nel 1828, a settantanove anni di età, viene naturalizzato cittadino degli Stati Uniti d'America. Dalle Memorie è stata tratta recentemente una lettura teatrale da parte dell'artista David Riondino, musicata dal pianista Stefano Bollani. Come già Mozart, anche il suo luogo di sepoltura non è noto: sepolto nel vecchio cimitero cattolico di Manhattan, dietro la Old Saint Patrick's Cathedral di Mulberry Street (nella Little Italy), i suoi resti si mescolarono ad altri quando, nel 1848, le salme furono trasferite al nuovo cimitero del Calvario a Queens, dove oggi lo ricorda un cenotafio.
Come era costume dell'epoca, le opere di Da Ponte sono quasi tutte adattamenti di testi pre-esistenti, tranne due eccezioni. Ad esempio, Le nozze di Figaro, sono basate su una trama di Pierre Beaumarchais, come Axur re d'Ormus, scritta per Salieri. Le due eccezioni sono L'arbore di Diana, e Così fan tutte, un lavoro originale scritto inizialmente con Salieri e terminato con Mozart.



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