PASSACAGLIA E THEMA FUGATUM BWV 582
di J. S. Bach
Johann Sebastian Bach in un ritratto del 1748 di Elias Gottlob Haussmann. |
La Passacaglia è una forma di danza in tempo ternario e di
andamento moderato. L’origine del nome deriva dallo spagnolo “pasar una calle”
(andare per strada in modo processionale). Si tratta di un insieme di
variazioni strumentali basate su un breve tema armonico o su un basso ostinato.
Essa è molto affine alla Ciaccona e la distinzione tra le due forme non è ben
definita e dipende dalla collocazione del tema nelle varie voci. I primi esempi
di Passacaglia risalgono ai primi anni del Seicento e successivamente grande ne
fu l’impiego da parte di numerosi compositori nelle più varie formazioni
strumentali.
La Passacaglia e Thema fugatum per organo (o
cembalo con pedaliera) di Bach si pone al vertice di quanto fino ad allora
realizzato. Esempi notevoli in campo organistico erano stati offerti da
Buxtehude e Pachelbel. Quella di Bach è una gigantesca costruzione di 292
battute, autentico “tour de force” nel quale il compositore sembra essersi
posto l’obiettivo di conciliare il più grande rigore nella continua ripetizione
di un motivo ostinato, con la più grande fantasia nell’arte della variazione.
Il tutto con un’unità di concezione e un’intensità espressiva che trova pochi
riscontri nell’intera produzione organistica bachiana. Non è possibile
stabilire con esattezza la data di composizione dell’opera e la sparizione
della copia autografa non è certo di aiuto. Si pensa tuttavia che risalga agli
ultimi anni di permanenza di Bach a Weimar, intorno al 1717. Un’opera giovanile
dunque, se questa parola può avere un senso nel caso di Bach in rapporto alla
maturità.
Il tema dell’opera pare derivi da un breve brano organistico
del compositore André
Raison, un “Christe – Trio en passacaille” contenuto nel
suo Livre d’orgue del 1688. Il tema di Raison si compone però di quattro
battute che Bach completò portandolo a otto, contravvenendo così all’uso
corrente per questa forma musicale.
Bach Passacaglia and Fugue in C Minor BWV 582 |
L’esposizione di questo bellissimo tema avviene nel basso
col solo pedale, creando subito un clima solenne e serioso, accentuato dal
carattere intenso e patetico delle prime variazioni. Fino alla decima
variazione esso rimane confinato nel basso, ma nelle successive passa al
soprano e al contralto. La sua integrità viene anche frammentata con
elegantissimi arpeggi che suggeriscono il tema all’estremità bassa ed acuta
della loro estensione. Verso la conclusione esso ritorna nel basso in un
impressionante addensarsi del tessuto polifonico che riafferma perentoriamente
la tonalità di do minore.
Il “Thema fugatum” che segue immediatamente, non costituisce una Fuga a sè stante, ma non è altro che la ventunesima e più estesa variazione della Passacaglia. Questa volta Bach utilizza solo la prima metà del tema, sovrapponendogli un controsoggetto ritmico che ravviva considerevolmente l’intero svolgimento della composizione. Il discorso polifonico si fa sempre più serrato, finchè la tensione accumulata raggiunge il suo apice in un potente accordo di “sesta napoletana” seguito da una pausa improvvisa. La perorazione finale in stile toccatistico conduce alla conclusione su un luminoso accordo di do maggiore.
Per quanto riguarda l’interpretazione organistica della
Passacaglia, si è assistito nel tempo a due diverse scuole di pensiero. La
prima, di concezione più romantica, prevedeva una sorta di crescendo
progressivo partendo dal pianissimo iniziale fino a giungere alle piene
sonorità dell’organo, evidenziando con timbri diversi le singole variazioni. La
seconda, più attuale, la presenta “in organo pieno” dall’inizio alla fine,
accentuando in tal modo la solennità e la compattezza dell’opera. Tale
soluzione presuppone però la disponibilità di uno strumento che possa
assicurare la necessaria chiarezza e trasparenza del discorso polifonico
complessivo.
Della Passacaglia esiste anche una pregevole trascrizione
per grande orchestra del nostro Ottorino Respighi (1879-1936) raffinato autore
di Poemi sinfonici, e in tale veste sontuosa anche l’opera bachiana assume una
dimensione grandiosa d’impronta tardoromantica.
BUON ASCOLTO!
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