Haydn e
il concerto in sol maggiore
VITA
HAYDN, Franz
Joseph. - Musicista, nato il 1° aprile 1732 a Rohrau (villaggio sperduto sulla
riva sinistra della Leitha, nella Bassa Austria, non lontano dal confine
ungherese), morto a Vienna il 31 maggio 1809. Il padre, Mattia, era un umile
carradore; della sua numerosa prole, soltanto sei figliuoli erano rimasti in
vita, Giuseppe era il maggiore. Il buon Mattia, nelle ore di svago, pur non
conoscendo una nota di musica, si dilettava a cantare, accompagnandosi con
l'arpa, e il piccolo Giuseppe amava seguire l'esempio paterno.
Il cugino J. M.
Frankh, uditolo durante una delle sue rare visite a Rohrau, pensò di condurlo
con sé a Hainburg (sul Danubio) dove teneva scuola di canto corale. La casa del
cugino Frankh non doveva essere tuttavia molto ospitale per il piccolo H. Il
Frankh, che era stato largo a promettere, assorbito dalle sue occupazioni,
abbandonò il fanciullo alla sua sorte, senza occuparsi né punto né poco della
sua educazione. Il fanciullo era però d'ingegno vivo e svegliato e cominciò ad
addestrarsi di propria iniziativa nel violino e nel cembalo e ad affinarsi
nell'arte del canto. Riuscì a distinguersi, tanto che si parlava di lui per la
città, e un giorno, capitato a Hainburg Georg Reutter, compositore aulico e
maestro di cappella di S. Stefano di Vienna, messo in curiosità da tali lodi,
volle egli stesso accertarsi del talento musicale del piccolo H. Ne fu sorpreso
ed ammirato e lo assunse senz'altro nella sua cantoria di Vienna. Era il 1740:
a soli otto anni l piccolo H. passava dalla tranquilla vita di provincia a
quella tumultuosa della grande Vienna. In S. Stefano rimase per circa dieci
anni, alunno cantore di quella cappella, dove ricevette anche proficue lezioni
di cembalo e di violino. Nella composizione non seguì mai un corso di studio
organico e regolare. "Ho più udito che studiato", dichiarerà un
giorno egli stesso, "ma a quello che udivo feci sempre grande attenzione e
cercai di ritenere ciò che mi aveva piû colpito e che mi sembrava doversi
preferire".
Se questi primi
anni viennesi gli riuscirono di non dubbia utilità per lo sviluppo e
l'ampliamento delle sue cognizioni, non si può negare che il fanciullo
conducesse, nella cantoria di S. Stefano, una misera vita. Il trattamento
severo, le cure molteplici, lo scarso nutrimento, le privazioni e fatiche
risvegliarono in lui il tenero ricordo della casa paterna. Ma il suo carattere
non era portato alle ubbie sentimentali e ai malinconici abbandoni, né mai
perdette l'innata spensieratezza. Quando Maria Teresa, nella Pentecoste del
1745, si recò a Schönbrunn, la cantoria di S. Stefano fu chiamata per le
funzioni sacre. Haydn, che allora aveva tredici anni, punto intimorito dalla
presenza dell'imperatrice, non mancò di farsi notare per la sua vivacità
tumultuosa. Né si modificò con gli anni: nel 1749, sulla soglia del
diciottesimo anno, con un colpo di forbici tagliò netto la treccia d'un suo
condiscepolo che gli sedeva dinanzi. Ciò servì di pretesto per allontanarlo
dalla cappella, ma il vero motivo fu che la sua voce di adulto non era più
idonea a una cantoria di fanciulli. Una volta messo fuori di S. Stefano,
Reutter non si curò più di lui. È questo il momento più difficile della vita di
Haydn. Solo, senza tetto e privo di mezzi, egli affronta virilmente e con
spirito la sua terribile situazione. Si ricorda d'un conoscente, il cantore e
maestro di musica Spangler, un buon uomo ma povero in canna, si reca da lui e
ne riceve conforto e ospitalità. Si dà a un lavoro assiduo e continuo, dà
lezioni, scrive musica per i suoi allievi e dietro commissione, riesce a
mettere su un gruzzolo che gli consente d'avere una sua dimora: una soffitta, è
vero, ma in una casa assai distinta, dove, al terzo piano, abitava Pietro
Metastasio. Questi prende interesse al giovane musicista spaesato e gli procura
lezioni. Attraverso il Metastasio avvicinò anche N. Porpora, ma quanto è
comunemente diffuso circa i rapporti di H. col dotto musicista napoletano si
può considerare come appartenente più alla leggenda che alla storia. Otto anni
dura questa vita incerta e ineguale di H., diviso fra il duro mestiere
d'insegnante, l'ufficio occasionale d'organista e violinista, la composizione
delle musiche più disparate.
In generale
dall'attività di Haydn durante questi duri anni viennesi non è agevole
indovinare la forte tempra del musicista. Quantunque abbia scritto molta musica
per cembalo e anche una messa, egli si specializzò, in questo periodo, nella
composizione di Singspiele (sorta di operette), acquistandosi una discreta
fama. Il celebre pagliaccio viennese Joseph Kurz ricorse a lui per la musica
d'una buffoneria musicale di sua invenzione: Der hinkende Teufel (secondo altri
il vero titolo suonava invece Der neue Krumme Teufel).
Lo sviluppo
musicale di H. deve molto al nobile ambiente in cui egli ebbe la ventura di
penetrare e allo spirito di mecenatismo che allora fioriva a Vienna. La
cappella musicale della Corte imperiale era il gran modello a cui si tenevano i
magnati austriaci e ungheresi. Spesso essi medesimi erano valenti esecutori,
dotati di pronte e naturali qualità musicali. Dalla soffitta del Michaelerhaus,
il Haydn diffondeva numerose composizioni che, specialmente quelle per cembalo,
i minuetti e altre forme semplici, godevano d'un largo successo fra i cultori
di musica e valsero a ottenergli utili relazioni. Fra queste veramente preziosa
fu per H. l'amicizia del barone von Fürnberg, che, nel suo campestre
possedimento di Weinzierl, col violoncellista Albrechtsberger e altri amava
dedicarsi alla musica da camera. Ad uso di questa comitiva, H. cominciò a
comporre pezzi per quartetto d'archi. Tra il 1755 e il 1756 scrisse le opere
numerate da 1 a 3, formate di notturni, divertimenti, cassazioni, pubblicate in
seguito a Londra, anche col nome di quartetti.
Finalmente nel
1758, a 26 anni, H. conquista una stabile posizione sociale, come direttore e
compositore del conte boemo Massimiliano Morzin che, a Dolní Lukavice presso
Přeštice, aveva una cappella musicale. Vi concorrevano, con la loro opera, 15
esecutori, numero che, dopo l'assunzione di H. come direttore, venne spesso
aumentato. Ma a parte le esecuzioni di etichetta, con i soliti Divertimenti e
Serenate, la cappella del conte Morzin si esponeva anche a maggiori cimenti: un
avvenimento, senza dubbio, fuori dell'ordinario dovette essere quello per cui
H. scrisse, nel 1759, quella che è generalmente considerata la sua prima
sinfonia (secondo alcuni come prima sinfonia di H. deve essere considerata l'op.1,
n. 5). È una composizione in tre tempi, formata d'un Andante per archi soli, di
un Allegro e di un Finale per archi, oboe e corno. H. passa alla sinfonia
attraverso l'ouverture d'opera italiana e il divertimento, anch'esso
all'italiana, formato di più tempi. Notevole è quello a sei, scritto anche nel
1759, per due violini, due corni, corno inglese e fagotto.
Per l'ufficio di
maestro di cappella presso il conte Morzin, H. riscuoteva un onorario stabile
di 200 fiorini oltre il vitto e l'alloggio. Il regolamento della cappella
comitale, tra l'altro, vietava al personale di servizio di prendere moglie: ma
H. infranse il divieto e nel 1760 tolse in moglie Anna Maria figlia di Johannes
Peter Keller, barbiere di Vienna. Il matrimonio fu tutt'altro che felice,
perché la donna era insignificante e volgare, incapace di comprendere il valore
del marito. Il H. fu costretto a separarsene, né mai pensò a una
riconciliazione. Ma il conte Morzin non poté mantenere in vita la sua cappella
e H. passò senz'altro al servizio del principe Paolo Antonio Esterházy che
aveva ad Eisenstadt una notevole cappella musicale diretta da Werner. Nel 1761
egli riceve il suo nuovo contratto che lo impegna come vice-maestro, con
l'incarico di scrivere musica e dirigerla, quando occorresse, e con la
responsabilità di tutto l'andamento musicale. Tra l'altro "ogni giorno,
nelle ore antimeridiane e di nuovo nel pomeriggio, egli doveva trovarsi
nell'anticamera ad attendere ordini, vigilare che i musici fossero presenti
all'ora giusta e prendere nota dei ritardatarî e degli assenti". Ma
l'umiltà del carico non pregiudica gl'interessi spirituali di H. Qui comincia
il momento centrale e determinante della sua vita artistica. Con l'ufficio
presso gli Esterházy, che dopo la morte del titolare diventerà di primo
maestro, ha rapporto molta parte della sua produzione musicale. La vita di H. è
strettamente legata al nome della nobile famiglia ungherese. Il vero mecenate
di H. fu Nicola Esterházy che, nel 1762 traslocò la cappella da Eisenstadt in
un grandioso castello, all'estremità del lago di Neusiedl. Questa nuova
residenza venne chiamata Eszterháza, dal nome di famiglia, e per i suoi
splendori valse al principe l'appellativo di Magnifico. Il principe di Rohan,
ambasciatore di Francia a Vienna, quando vi si recò nel 1772 dichiarò
Eszterháza una seconda Versailles. L'anno seguente l'imperatrice Maria Teresa
vi andò a passare alcuni giorni e in quell'occasione fu rappresentata in suo
onore un'opera per marionette con musica di H., L'infedeltà delusa. In questo
ambiente suggestivo la musica occupava un posto centrale. Vi erano invitati
anche artisti stranieri e soprattutto italiani, quali N. Piccinni, A. Sacchini,
G. Sarti, T. Traetta, D. Cimarosa, N. Paisiello.
L'attività musicale
di H., in questo ambiente, è continua e molteplice: agl'impegni del servizio si
aggiungono gl'inviti degli ammiratori. Sia d'inverno nel palazzo principesco di
Vienna, sia d'estate nel castello di Eszterháza, i concerti erano continui, le
commissioni di lavori musicali fioccavano, specie da Vienna e da Praga: nuovi
manoscritti partivano con frequenza incredibile alla volta degli editori
Artaria di Vienna e Breitkopf di Lipsia. Nella composizione H. era metodico e
regolare come in un qualunque altro ufficio professionale. Religioso e pio,
attribuiva l'ispirazione artistica a dono divino; "Mi levo di
buon'ora", riferisce egli stesso, "e appena vestito prego in
ginocchio Iddio e la Santa Vergine che tutto vada bene. Dopo una piccola
colazione mi metto al cembalo e comincio a cercare. Se trovo subito, tutto va
bene e presto: ma se ciò non accade, riconosco di aver perduto la grazia per un
qualunque peccato e torno a pregare finché non mi sento perdonato". Al
primo periodo di Eszterháza appartengono i 18 quartetti riuniti sotto i numeri
di op. 9,17,20, il quartetto in re minore, op. 42, il primo trio col
pianoforte, le prime sedici sonate per pianoforte, numerosi concerti e
divertimenti. Nel 1764 la sua fama cominciava a diffondersi oltre i confini
della patria, i suoi quartetti già erano apparsi in Francia; in Inghilterra, in
Spagna, in Olanda le sue composizioni erano considerate. Nel 1771 già aveva al
suo attivo 41 sinfonie: dal 1772 al 1781 ne compose altre 30 che segnano una
nuova affermazione e un gran progresso nella potenza discorsiva e nello
sviluppo architettonico.
Nel 1790 muore il
principe Nicola, e il successore Paolo Antonio, poco amante della musica,
scioglie la cappella, mantenendo H. in carica solo nominalmente e per ragioni
di rappresentanza. Trasferitosi a Vienna, H. vi conobbe Mozart, al quale rimase
legato da viva ammirazione e simpatia. Ma l'antico e inappagato desiderio di
viaggiare poté su di lui più che l'attrazione della metropoli austriaca, e
quando nel 1790 un agente di concerti gli rivolse l'invito di recarsi a Londra,
egli accettò subito nonostante il consiglio contrario di parenti e d'amici.
Particolarmente doloroso fu il distacco dalla sua ottima amica Marianna von
Genzinger. Egli le dedicò un canto d'addio nel quale, alla fine, è detto: Nimm
den Letzen unserer Küsse, Freundin! Ach, so lebe wohl! Marianna von Genzinger,
morta in età di 38 anni, fu di tutte le donne che il maestro incontrò nella sua
vita, quella che meglio e più intimamente comprese e amò l'uomo e l'artista.
Relazioni di tutt'altro carattere ebbe H. con Luigia Polzelli, un'avvenente per
quanto mediocre cantatrice napoletana, che l'amore del grande musicista ha
elevata agli onori dell'immortalità. Aveva circa venti anni quando si recò ad
Eszterháza nel 1779, in compagnia d'un marito attempato e malaticcio, che,
anche mediocremente, suonava il violino. Le doti artistiche della Polzelli non
erano tali da far breccia sull'anima del principe, ma a H. non riuscì difficile
di trattenerla ad Eszterháza.
A Londra, grande
centro musicale, H. trovò un ambiente eccezionalmente favorevole alla sua
natura. I suoi concerti vi ebbero trionfali accoglienze: per essi H. scrisse le
sue dodici migliori sinfonie, dette appunto londinesi, nelle quali è raggiunta
la suprema vetta della sua creazione sinfonica. La concorrenza di Ignazio
Pleyel, se in principio gli poté dare qualche preoccupazione, finì per essere
battuta in pieno. I più alti onori gli vennero concessi: ammesso la prima volta
a corte, in un ballo, si vide con meraviglia di tutti, che il principe di
Galles lo salutava con un rispettoso inchino: l'università di Oxford lo
proclamò dottore in musica honoris causa: l'Institut national des sciences et
des arts, la Reale Accademia svedese e l'Accademia viennese di musica lo
vollero tra i loro membri. Nel 1804 Vienna gli concedeva la cittadinanza
onoraria.
Tornato in patria
dal fortunato giro londinese non vi trovò più Mozart che se ne era andato per
sempre: un altro giovane musicista gli venne presentato come scolaro,
Beethoven. Ma H. non era un maestro di stile rigoroso, né la sua comunicativa
andò a genio al futuro autore della nona sinfonia. Tuttavia si stabilirono fra
loro cordiali relazioni. Lo dimostrerebbe anche il fatto che Beethoven dedicò
al Haydn le sue prime sonate per pianoforte.
Tra gli anni
1794-95 H. si recò per la seconda volta a Londra con l'impresario Salomon. Il
successo fu grande, tuttavia l'impresario rinunziò all'intera serie di concerti
che aveva in progetto: non esclusa, fra le ragioni, quella politica, per
l'infierire della Rivoluzione francese. Ma H. non pensava di tornare in patria,
nonostante i ripetuti inviti d'un nuovo principe Esterházy, il secondo Nicola.
Ottenne invece una seconda licenza e nel 1795 prese nuovi impegni di concerti al
King's Theater. Ritornò da Londra colmo di gloria.
I primi anni di
attività dopo il secondo viaggio a Londra, non comportano in H. decadenza, ma
raggiungono nuove altezze: opere come gli oratorî Die Schöpfung (La creazione)
del 1798 e Die Jahreszeiten (Le stagioni) del 1801 che, da sole, avrebbero
potuto rendere immortale il nome dell'autore, nacquero proprio in questo
periodo della sua maturità. Certo, al musicista attempato il lavoro non
riusciva più facile come una volta. Per La creazione gli occorsero tre anni e
spesso era una fatica penosa. In una lettera a Griesinger, del 1799, dice
testualmente così: "Il mondo si congratula ogni giorno con me per il fuoco
dei miei ultimi lavori, ma nessuno immagina la fatica e lo sforzo che essi mi
costano".
Il più grande
successo artistico di H. fu la prima esecuzione dell'oratorio La creazione, il
30 aprile 1798, nel palazzo del principe Schwarzenberg. Dato lo straordinario
fervore di consensi, la nuova opera del maestro venne offerta a una più ampia
pubblicità nel Burgtheater e vi fu "una così spaventosa e pericolosa calca
quale non si era ancora vista dalla fondazione del teatro". Con l'oratorio
Le stagioni, eseguito la prima volta il 24 aprile 1801, la potenza creativa di
H. si può dire praticamente esaurita. Trascorse gli ultimi anni della sua vita
celebrato e amato quanto nessun artista, forse, fu mai. Particolari onoranze
gli vennero tributate il 27 marzo 1808 con un'esecuzione della Creazione. Il
vecchio maestro, che da tempo non lasciava la sua casa, fu ricevuto con
particolare solennità. Nella fitta schiera dei suoi amici ed ammiratori si
notava Beethoven. Fu sollevato a braccia e trasportato nella sala al suo posto
d'onore, accanto al principe Esterházy. Napoleone, che allora aveva preso
Vienna, mise una guardia d'onore alla porta della sua casa.
H. fu musicista di
una fecondità prodigiosa, benché essa sia dovuta, in notevole parte, a ragioni
professionali e non costituisca il vero motivo della sua gloria artistica.
Nessuna forma sfuggì alla sua alacrità produttiva; commissioni e incarichi non
gli mancarono mai. Scrisse 104 sinfonie, tra cui quelle del periodo londinese
segnano la parte migliore. Alcune, come anche varî quartetti, raggiunsero una
fama che coniò loro dei soprannomi. Così la sinfonia dell'Addio, che è l'unica
notevole nel primo periodo dell'attività sinfonica haydniana; le sinfonie del
ciclo francese, La chasse, L'ours, La poule, La reine; e le altre posteriori e
di maggior pregio, come la sinfonia della caccia del 1781, quella in Sol magg.
del 1786, la Oxford e la sinfonia dei fanciulli del 1788. Tra le londinesi si
ricordano maggiormente le sinfonie n. 94 e 95, la militare, n. 100, quelle in
si bem. n. 102 e in mi bem. n. 103, detta col rullo di timpani; quella stupenda
in re magg. op. 104, che è il capolavoro di H. Altre composizioni secondarie,
per orchestra: 105 fra divertimenti, serenate e cassazioni, 31 concerti per
strumenti a corde e a fiato, una quarantina di pezzi minori. Nella musica da
camera primeggiano i quartetti che sono vere sinfonie da camera. Anche in
questo campo, già battuto dagl'Italiani, H. impresse orme proprie. Ne scrisse
76; secondo altri la numerazione è di 83, perché vi si comprendono le libere
trascrizioni dell'opera corale Le sette parole del Redentore e alcuni divertimenti
e cassazioni. Comunque, i quartetti veri e proprî vennero prodotti in serie di
6 ciascuna, in dodici riprese, più alcuni altri che apparvero separatamente. Il
più antico quartetto di H. risale al 1759, prima di Eisenstadt. La prima e la
seconda serie costituiscono le opere 1 e 2 e rimontano al 1762. Seguono: III
serie, op. 3, tra il 1767 e il 1768; IV, op. 9,1769; V, op. 17,1771; VI, op.
20, 1771. Fra queste due ultime serie appare isolatamente il quartetto op. 42,
in re min. Dopo una lunga pausa, dedicata alla composizione di sinfonie, appare
la VII serie, nel 1783, col numero di op. 33 (not. il quartetto degli uccelli).
È notevole il fatto che il minuetto è, talora, sostituito da uno scherzo.
L'VIII serie, op. 50, fu compiuta fra il 1784 e il 1787; la IX, op. 54 e 55, e
la x, op. 64, fra il 1789 e il 1790. L'XI, op. 71 e 74, col quartetto detto dei
cavalieri, risale agli anni 1782 e 1794; la XII, op. 76, col quartetto delle
quinte, è del 1799. Infine vengono i quartetti op. 77 e l'incompiuto op. 103, del
1806. Un quintetto, un centinaio di composizioni per soli, a due e tre
stmmenti, più di 130 pezzi per baritono (specie di violoncello) compiono il
lunghissimo elenco di musiche da camera giunte fino a noi. La sua attività come
autore di opere teatrali ha un valore di secondaria importanza; fra una dozzina
di opere composte basti ricordare L'infedeltà delusa (1773), L'isola disabitata
(1779), Lo speziale (1768). Scrisse anche molta musica sacra: 14 messe (S.
Cecilia, Nelson, Teresa, ecc.), Le sette parole, Il ritorno di Tobia, oratorio
precedente i due famosi già ricordati, molti Lieder, melodie popolari delle
quali la più fortunata fu certamente quella che, in seguito, doveva diventare
l'inno nazionale tedesco.
La grandezza
musicale di H. si svolge in perfetta armonia con lo spirito dei tempi. Sorto in
pieno Settecento, egli, a poco a poco, si differenzia e si qualifica
individualmente sullo sfondo incolore della musica di mestiere e tende verso
gli orizzonti di tempi nuovi. Tutto l'interesse della figura artistica di Haydn
sta in questo formarsi d'una personalità nuova e profonda nella tecnica stessa
d'un ambiente musicale di mestiere. Personalità che s'afferma col penetrare in
profondità la maniera elegante dello stile diffuso per dilettanti e amatori, cantabile
per piacere, complimentoso per etichetta. Due correnti musicali precedono il
momento storico di H.: la lirica del sentimento e della galanteria, vocale e
strumentale, degl'Italiani, lo spirito intrinsecamente religioso e polifonico
che aveva culminato in J. S. Bach. Haydn aduna e rifonde queste due correnti:
l'unità che ne viene fuori, mirabile processo di sintesi, è la sinfonia, non
nel senso retorico della forma che già esisteva ed era un'altra cosa ma come
essenzialità d'un nuovo spirito musicale, come linguaggio musicale puro. La
forza di questo linguaggio consiste principalmente nel lavoro tematico che è un
canto analitico e minuzioso. In ogni melodia vi può essere un tesoro latente;
in un frammento, il palpito d'un mondo. La grandezza di H. sta nello scorgere
queste profondità nascoste; la stessa via che, percorsa da Beethoven, farà
scoprire altre vette. Da motivi anche insignifiqanti il sinfonista sa
sviluppare nuova e splendida musica, in tutte le varietà immaginabili di
struttura e di movimento. È un linguaggio che parla con una finalità
determinata da sé stesso e vive d'una sua organica necessità e d'una sua
propria vicenda. In ogni tema c'è una luce che H. rivela agli occhi del
profano, che non sanno vedere. Giocondità e contemplazione sono gli elementi
essenziali del suo temperamento musicale: mobilità di spirito che sa vedere
dappertutto qualcosa di nuovo; una fantasia continuamente rinnovata da un
fresco spirito di popolo, applicata alla trasformazione perenne del dato
musicale.
La maggior parte
delle composizioni musicali di H. cominciò ad apparire in stampa dal 1780. I
suoi editori più importanti furono l'Artaria di Vienna e il Breitkopf di
Lipsia, dal 1787. Anche a Londra e poi ad Amsterdam e Bonn (Simrock) furono
pubblicate le sue opere.
OPERE
Anche se per alcune opere
ci si riferisce ancora ai numeri d'opera (op.), il sistema di
catalogazione più completo e diffuso è quello denominato Hob. o Hoboken,
dalla classificazione del 1957 realizzata da Anthony van Hoboken abbiamo:
Concerti
·
Concerto per violoncello n.1 in do maggiore
(1761/65)
·
Concerto per corno e orchestra in re
maggiore
·
Concerto per tromba in mi bemolle maggiore,
(1796) per Anton Weidinger
(inventore della tromba a chiavi)
Nel folto catalogo di
Haydn i concerti occupano uno spazio relativamente limitato. In gran parte
risalgono al periodo giovanile. Nell'elenco incompleto sopra riportato sono
incluse le non molte opere che a tutt'oggi ritornano frequentemente nel
repertorio concertistico e discografico.[9]
Sinfonie
·
Sinfonia n. 2 (1757/1761)
·
Sinfonia n. 3 (1759/1760)
·
Sinfonia n. 4 (1757/1761)
·
Sinfonia n. 5 (1760)
·
Sinfonia n. 6 Le
Matin, (1761)
·
Sinfonia n. 7 Le
Midi, (1761)
·
Sinfonia n. 8 Le
Soir, (1761)
·
Sinfonia n. 9 (1762)
·
Sinfonia n. 10 (1757/1761)
·
Sinfonia n. 11 (1760)
·
Sinfonia n. 12 (1763)
·
Sinfonia n. 13 (1763)
·
Sinfonia n. 14 (1761/1763)
·
Sinfonia n. 15 (1760/1763)
·
Sinfonia n. 16 (1757/1761)
·
Sinfonia n. 17 (1757/1763)
·
Sinfonia n. 18 (1757/1764)
·
Sinfonia n. 19 (1757/1761)
·
Sinfonia n. 20 (1761)
·
Sinfonia n. 21 (1764)
·
Sinfonia n. 22 Il
Filosofo (1764)
·
Sinfonia n. 23 (1764)
·
Sinfonia n. 24 (1764)
·
Sinfonia n. 27 (1761)
·
Sinfonia n. 29 (1765)
·
Sinfonia
n. 38 Echo
·
Sinfonia
n. 42 (1771)
·
Sinfonia
n. 43 Merkur (Mercurio)
·
Sinfonia n. 44 Trauersinfonie (Funebre)
(1770)
·
Sinfonia
n. 46 (1772)
·
Sinfonia
n. 47 (1772)
·
Sinfonia
n. 48 Maria Teresa
·
Sinfonia n. 49 La
Passione
·
Sinfonia n. 52 (1771/1772)
·
Sinfonia n. 53 L'Imperiale (c.1779)
·
Sinfonia
n. 54 (1774)
·
Sinfonia
n. 56 (1774)
·
Sinfonia
n. 59 Il Fuoco
·
Sinfonia n. 60 Il
Distratto
·
Sinfonia n. 63 La
Roxelane
·
Sinfonia n. 72 (1763)
·
Sinfonia n. 80 (1784)
·
Sinfonie n. 82-87,
dette Sinfonie parigine
·
Sinfonia
n. 82 L'orso
·
Sinfonia
n. 83 La gallina
·
Sinfonia
n. 85 La regina
·
Sinfonia
n. 88 (1787)
·
Sinfonia
n. 90 (1788)
·
Sinfonia
n. 91 (1788)
·
Sinfonia
n. 92 Oxford (1789)
·
Sinfonie n. 93-104,
dette Sinfonie londinesi
·
Sinfonia
n. 93 (1791)
·
Sinfonia
n. 95 (1791)
·
Sinfonia
n. 96 Il miracolo (1791)
·
Sinfonia
n. 97 (1792)
·
Sinfonia
n. 98 (1792)
·
Sinfonia
n. 100 Militare (1794)
·
Sinfonia
n. 102 (1795)
·
Sinfonia n. 104 Londra (1795)
Altre composizioni
sinfoniche, non in ordine cronologico, sono:
·
Sinfonia
n. 105 Concertante (1792)
·
Sinfonia
n. 107 Sinfonia A (1757-1760)
·
Sinfonia
n. 108 Sinfonia B (1757-1760)
Fra le registrazioni del
ciclo completo delle sinfonie spicca l'integrale realizzata da Antal Dorati con la Philarmonia Hungaricaper la Decca Records.
Quartetti
per archi
·
Sei Divertimenti
(Quartetti) op. 17 (1771)
·
Sei Quartetti op. 33 (Quartetti Russi,
detti anche Gli Scherzi, perché in essi il minuetto viene sostituito
con uno scherzo) (1781)
·
Musica instrumentale sopra le 7 ultime
parole del nostro Redentore in croce, o sieno Sette Sonate con un'introduzione
ed al fine un terremoto, ridotte in quartetti, op. 51 (1787, riduzione della
versione orchestrale del 1786)
·
Tre Quartetti op. 54 - Tre Quartetti op. 55
Altra
musica da camera
Oltre ai quartetti, Haydn
compose molta altra musica da camera, fra cui numerosi Trii, sia per pianoforte[10] ed archi sia perviola di bordone ed archi:
·
Trii (Klaviertrios) per violino,
violoncello e pianoforte (o clavicembalo).
In numero di 41, i primi sono anteriori al 1760, un gruppo importante venne
composto tra il 1784 ed il 1790, gli ultimi risalgono agli anni 1792/1796. I Klaviertriosaccompagnano
alcuni importanti momenti dell'evoluzione dello stile di Haydn e, nel complesso
della sua produzione cameristica, sono inferiori per importanza solo ai
quartetti.[11] Pur nel loro grande
valore musicale, i trii haydniani sono più affini al genere Sonata per
violino e pianoforte che non a quello del Klaviertrio ottocentesco,
poiché la parte del violoncello è sempre scarsamente autonoma, limitandosi per
lo più a raddoppiare il basso eseguito sulla tastiera. Tra le edizioni
discografiche integrali è rimasta classica quella del Beaux Arts Trio, per la Philips, che non
si avvale, però, di strumenti d'epoca.
·
Trii per viola di bordone, viola e violoncello. In
numero di 126, vennero composti negli anni 1765/1778, ad uso del principe
Esterázy, che amava la viola di bordone, uno strumento ad arco in parte simile
alla viola da gamba, con doppia fila di corde. Meno impegnativi sul piano
compositivo dei Klaviertrios, i trii con viola di bordone vennero stampati,
durante la vita di Haydn, solo in piccola parte. Rimangono ancora assai poco
conosciuti dal grande pubblico e poco frequentati nelle sale da concerto e
nella discografia.
Fra i gruppi minori di
composizioni per piccoli complessi di strumenti ricordiamo (senza la pretesa di
esaurire l'elenco):
·
c/a 20 tra divertimenti e cassazioni (composizioni
da eseguire all'aperto) per gruppi di strumenti a fiato o misti di fiati e
archi, composti in età giovanile (prima del 1765)
·
una curiosità è costituita dagli otto
Notturni per lira organizzata e altri strumenti,
composti fra il 1788 ed il 1790 su richiesta del Re di Napoli Ferdinando IV. La lira organizzata [12] era uno strumento
derivato dall'organetto a manovella della tradizione popolare ed era fornita di
un sistema di canne e corde. Le tonalità in cui era possibile impostare i brani
erano poche, per cui la composizione incontrava degli stretti limiti. Oltre ai
notturni, Haydn compose per lira organizzata anche cinque concerti (1786/87);
in due di essi sono anticipati tre movimenti che verranno ripresi nelle
sinfonie nn. 89 e 100.
·
merita una menzione particolare per
eleganza e ricchezza espressiva il gruppo di quattro trii per due flauti e
violoncello composti nel 1794/95, e detti perciò Trii Londinesi (Hob. IV:1-4).
A questi si aggiungono, per affinità di destinazione e per spirito, i
Divertimenti per violino, flauto e violoncello del 1784 (Hob. IV:6-11)
Sonate
·
Haydn ha scritto 52 sonate per pianoforte.
Le sonate per pianoforte
di Franz Joseph Haydn non hanno ancora raggiunto il grado di popolarità che
forse meritano, nonostante molti le ritengano di livello assolutamente
confrontabile con quelle di Beethoven e di Mozart (e siano addirittura in
numero maggiore). Molte di esse, soprattutto le prime, sono di durata inferiore
ai quindici minuti.
Oratori
e Musica Sacra
Messe
1750-1782
·
Missa brevis in Fa Magg (1750)
·
Messa in re min Sunt bona mixta
malis per coro a cappella (c/a 1768)
·
Messa in Sol Magg (forse da identificare
con la perduta Missa "Rorate coeli desuper")
·
Messa in Sol Magg (Missa in honorem BMV)
"Grosse Orgelmesse" c/a (1768)
·
Messa in Do Magg (Missa
Cellensis in honorem BMV), "Cäcilienmesse", (1766)
·
Messa in Sol Magg (Missa Sancti Nicolai)
"Nikolai-Messe" (1772)
·
Messa in Sib Magg (Missa
brevis Sancti Johannis de Deo) "Kleine Orgelmesse" (1775)
·
Messa in Do Magg (Missa Cellensis)
"Mariazeller Messe" (1782)
Le
ultime sei Messe
Altre
composizioni vocali sacre
·
Salve Regina in Mi Magg (1756)
·
Ave Regina in La Magg (1750/9)
·
Te
Deum in Do Magg (Hob.
XXIIc:1 c/a 1763)
·
4 Responsoria de Venerabili (Lauda
Sion) in Sib Magg, re min, La Magg, Mib Magg (1765/9)
·
Stabat
Mater in sol min
(1767)
·
Cantilena
pro adventu "Herst
Nachbä" in Re Magg (c/a 1769)
·
Salve Regina in sol min (1771)
·
Salve Regina in Mib Magg (ante 1773)
·
Cantilena pro adventu "Ein' Magd,
ein' Dienerin" in Sol Magg (c/a 1775)
·
Aria
de adventu "Mutter
Gottes mir erlaube" in La Magg (c/a 1775)
·
Sei salmi inglesi
(1794/1795)
·
Te
Deum in Do Magg (Hob.
XXIIc:2 1798/1800)
Le
Sette ultime parole
Fa caso a sé una delle
maggiori composizioni orchestrali di Haydn, commissionata dal Capitolo della Cattedrale di Cadiceper un contesto liturgico
(cerimonie del Venerdì Santo):
·
Musica instrumentale sopra le 7 ultime
parole del nostro Redentore in croce, o sieno Sette Sonate con un'introduzione
ed al fine un terremoto (1785)
Della composizione venne
poi realizzato un adattamento per quartetto d'archi e uno in forma di
Oratorio per soli, coro e orchestra.
Gli
Oratori
·
Il Ritorno di Tobia, oratorio in 2 parti su
testo italiano di Gian Gastone Boccherini (1775, rev.: 1784)
·
Die sieben letzten Worte unseres
Erlösers am Kreuze (1795/1796), rielaborazione per
soli, coro e orchestra della citata "Musica instrumentale sopra le 7
ultime parole del nostro Redentore in croce" del 1785. Il testo venne composto
da Joseph Friebert e revisionato dal Barone Gottfried van Swieten.
·
La Creazione (Die Schöpfung,
1798), oratorio per soli, coro e orchestra, su testo tedesco del Barone
Gottfried van Swieten, liberamente tratto dal Paradiso perduto di John Milton).
·
Le stagioni (Die Jahreszeiten, 1801),
oratorio per soli, coro e orchestra su testo tedesco del Barone Gottfried van
Swieten, da The Seasons di James Thomson.
Opere teatrali
Concerto in sol mag.
IL Concerto in sol maggiore fu scritto intorno al 1769. Al di là della freschezza e della varietà dell'invenzione musicale, questo brano rivela nell'autore una spiccata vocazione per la melodia, sorretta da una ben costruita elaborazione tematica nella triplice disposizione dei tempi, di classico impianto formale. Una impostazione del discorso strumentale non più rigidamente settecentesca e accademica, tanto che ad essa guardò con curiosità e ammirazione lo stesso Beethoven, che in più occasioni tenne presente il modello haydniano.
http://imslp.org/wiki/Violin_Concerto_in_G_major,_Hob.VIIa:4_(Haydn,_Joseph)
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